“Un attimo di vita che si fa verso.”
E’ la definizione di haiku che ci da Fabrizio Virgili, anima di CascinaMacondo e studioso di poesia giapponese.
Mi piace citarla perché in essa ritrovo Giuliano Diaolin Natali, che mai ho sentito tanto vicino come in questi versi.
Sarebbe sbrigativo e pure sbagliato definirli haiku; in realtà, parafrasando un verso di una canzone di Paolo Conte che canta “… si trattava d’amore e non sai quanto…”, in questo caso si “tratta solo” di poesia, essenza di essa, distillato puro e concentrato.
Handle with care.
Suggestioni ed immagini, vetro che si spezza, gesso che stride sulla lavagna dell’anima, una carezza al cuore; come il suono, le parole di Giuliano sono in costante relazione con il silenzio: traggono vita dal silenzio che le precede, le segue e le circonda. Non amano il chiasso, pretendono attenzione, misura del respiro; vogliono si sappia distinguere il vedere dal guardare, il sentire dall’ascoltare. Dal silenzio che pretendono, effimera pozione di Panoramix, traggono forza inattesa.
Ancora vorrei ricordare; il senso del “legato” musicale che dà un ordine alle parole ed espressività ad ogni frase; la forza espressiva del dialetto, il colore, la passione ed il rigore che mi hanno conquistato alla prima lettura.
Mi piace citare in chiusura alcune frasi riferite ad un mondo, quello musicale, tanto caro al Diaolin, forse quanto quello della poesia. Sono di Daniel Barenboim che in un suo bellissimo libro dal titolo “La musica sveglia il tempo”, scrive: “I giovani che conoscono la passione per la prima volta e perdono ogni senso di disciplina possono capire attraverso la musica come passione e disciplina possano coesistere….,persino la frase più focosa deve avere alla base un senso dell’ordine…
“In definitiva, quella che forse è la lezione più difficile per l’uomo – imparare a vivere con disciplina e nondimeno con passione, nella libertà e nondimeno nell’ordine – traspare con chiarezza da ogni singola frase musicale.”
In queste frasi riconosco la poesia di Giuliano.
Mauro Pallaver
***L’amico Mauro Pallaver aveva in mano la prima stesura di tutto questo lavoro e mi ha dato una mano nella traduzione in italiano***